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La Fania All Stars - (articolo di Enzo Conte)

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L'articolo che segue è stato pubblicato in esclusiva per la rivista LATINO! (N° 6 novembre-dicembre 2006)

Come ci racconta lo scrittore colombiano José Arteaga:
"La Fania AlI Stars non era soltanto un'orchestra formata dai più famosi artisti latino-americani. L'incanto, l'attrazione che rappresentava, oltrepassava il semplice fatto musicale. La sua voce era l'espressione più genuina di quei luoghi pieni di miseria e di povertà infinita, dove si viveva al ritmo sfrenato della grande città; dove lo scarso tempo che si poteva trovare per il riposo era destinato all'unica cosa che manteneva viva ed unita questa gigantesca comunità: la musica delle Antille. Quella stessa musica che i cubani chiamavano son e i portoricani bomba, la stessa che nel giro di pochi anni, grazie anche al grande entusiasmo provocato dalla Fania All Stars, finì con l'assumere per questa e le altre generazioni il nome di salsa."



La casa discografica Fania fu fondata, verso la fine degli anni ‘60’, dal dominicano Johnny Pacheco con l'appoggio di Jerry Masucci, un avvocato di origine italiana.
All’epoca a dominare il mercato della musica latina erano le case discografiche Tico y Alegre insieme al colosso United Artist. A bordo delle loro auto, Pacheco e Masucci andavano personalmente a rifornire i loro potenziali clienti. Quando i dischi del dominicano si cominciarono a vendere come il pane, i due soci cercarono di ampliare la loro compagnia. Contattarono così due artisti allora emergenti: Larry Harlow e Bobby Valentín.
Il primo era un pianista americano, con un passato nella musica rock, il secondo, un giovane bassista portoricano.
Lo stesso anno la compagnia incorpora nel suo staff il già celebre percussionista Ray Barreto e un trombonista di quindici anni che con il tempo si convertirà in uno dei personaggi più importanti del movimento salsero: Willie Colón.
L'etichetta Fania, approfittando del crescente interesse verso la musica che produceva, scritturò, da lì a poco, la quasi totalità delle orchestre latine che operavano nella città. Inevitabile sembrò a quel punto creare all'interno dell'etichetta un gruppo formato dai migliori artisti sotto contratto. Questa fantastica band prese il nome di Fania All Stars e si trasformò in una delle principali artefici del boom salsero.
La prima riunione della Fania All Stars avvenne in un piccolo locale del Bronx, il Red Garter. Fu soltanto una anteprima di quello che sarà il debutto ufficiale dell'orchestra, che avverrà un paio d'anni dopo in una storica notte d'agosto che cambierà radicalmente i destini della musica latina.

Il momento era propizio. Finita l'epoca d'oro dei Beatles, scioltisi proprio agli inizi degli anni '70, la gioventù latina aveva cominciato a guardare con rinnovato interesse ai fermenti musicali provenienti dal "barrio latino". Bisognava accelerare il corso degli eventi, cavalcare l'entusiasmo che aveva provocato la “nueva ola”.
Fu così che Mercado e Masucci tentarono la giocata maestra: la presentazione ufficiale della Fania All Stars.
Lo storico concerto avvenne al Cheetah (una enorme ballroom ubicata nel cuore di Broadway) il 26 agosto 1971. Un concerto che vide la partecipazione di 5.000 fan scatenati, giunti da tutti i quartieri latini di New York per celebrare la rinascita della musica afro-latino-caraibica.
Da quella fatidica serata nacquero due documenti fondamentali: i quattro dischi che pubblicò la Fania e la pellicola "Nuestra Cosa Latina", diretta da León Gast.

La Fania AlI Stars in quell'occasione presentò Ray Barreto alle congas, Roberto Roena ai bongó e Orestes Vilató ai timbales.
La sezione fiati rispondeva in pieno ai canoni stabiliti dalla nuova onda sonora, ossia la combinazione di tromboni e trombe, senza l'utilizzo dei sassofoni. Il primo trombone era così affidato all'americano Barry Rogers; il secondo trombone ad un giovane musicista portoricano di recente arrivato a New York, Reinaldo Jorge; al terzo trombone figurava invece l'unica vera stella della sezione: Willie Colón.
I trombettisti che l'orchestra utilizzò in quella occasione erano tutti esponenti di punta delle orchestre che incidevano per la Fania, ovvero il cubano Roberto Rodríguez, il dominicano Héctor Zarzuela Bomberito e l'americano Larry Spencer.
A completare la sezione ritmica troviamo Larry Harlow al piano, mentre a Richie Ray fu affidato il ruolo di invitato speciale. Il basso toccò al grande Bobby Valentín, responsabile anche di molti degli arrangiamenti che furono eseguiti quella magica notte. A loro si aggiungeva la presenza di Yomo Toro che si incorporò all'orchestra con un cuatro portoricano, una specie di chitarra molto simile al tres cubano. A dirigere l'orchestra era naturalmente il flautista dominicano Johnny Pacheco.


La Fania All Stars nella magica notte del Cheetah utilizzò ben sette cantanti, alcuni dei quali erano per l'epoca già delle autentiche stelle.
Ismael Miranda ed Héctor Lavoe, i più giovani, già godevano di una grande popolarità tra il pubblico latino ed erano sicuramente tra quelli che si trovavano più a loro agio con le nuove sonorità provenienti dal ghetto latino.
Héctor Lavoe aveva cantato nei sei dischi che aveva pubblicato Willie Colon con la Fania. Possedeva uno stile molto personale e una straordinaria abilità nel giocare con le vocali. Era considerato per l'epoca un cantante molto innovativo.
Ismael Miranda era invece uno dei pilastri dell'orchestra di Larry Harlow. La sua faccia da bravo ragazzo gli aveva fatto meritare il nomignolo di “el niño bonito”.
Del gruppo di cantanti facevano parte anche Pete 'El Conde' Rodríguez e Adalberto Santiago, rispettivamente provenienti dall'orchestra di Johnny Pacheco e Ray Barreto. I due, a differenza di Lavoe e Miranda, si potevano considerare dei veterani e rappresentavano sicuramente l'onda più tradizionale.
L'altro portoricano Bobby Cruz, compagno di sempre del pianista Ricardo Ray, si collocava senza dubbio in un luogo intermedio fra i vecchi ed i giovani.
Il sesto dei cantanti veniva anche egli da Puerto Rico. Si trattava di Santos Colon, un cantante, noto per le sue collaborazioni con Tito Puente, che fino allora si era distinto soprattutto come fine ed elegante interprete di bolero.
Dulcis in fundo troviamo l'unico personaggio che per l'epoca era considerato un vero e proprio idolo: Cheo Feliciano. Tutta la fama del “niño mimado” di Puerto Rico veniva dai giorni trascorsi con il sestetto di Joe Cuba. L’attesa del pubblico era concentrata soprattutto su di lui, visto che, proprio in quell’occasione, Cheo Feliciano ritornò a cantare dopo un burrascoso periodo trascorso in carcere per problemi di droga.


Di quella storica serata al Cheetah, la Fania pubblicò ben quattro dischi. Il primo "Fania All Stars, Live at the Cheetah", pubblicato in due volumi e quindi l'album doppio "Our Latin Thing" (Nuestra Cosa Latina), che raccoglieva parte del materiale che era già stato pubblicato nei due volumi anteriori, oltre ad alcune conversazioni, interviste o prove generali raccolte nella pellicola omonima.
Regista della pellicola fu León Gast, un veterano della fotografia di New York, autore di spot pubblicitari per la televisione. Il pregio maggiore del film fu quello di presentare senza demagogia i luoghi dai quali venivano questi personaggi, il mondo che essi rappresentavano e le circostanze sociali e culturali a cui rispondeva la musica che essi interpretavano. La pellicola è infatti ambientata nel “barrio latino” dove i portoricani, nonostante la loro particolare condizione di Stato Libero e Associato, sono considerati cittadini di seconda se non di terza categoria.
Il film, senza pretendere di essere un documento sociologico, riesce a rappresentare così gli usi, i costumi, le tradizioni di questa grande comunità di base a New York, ma soprattutto, e questo è il suo merito più grande, riesce a dare voce ad un popolo altrimenti condannato al silenzio davanti allo strapotere della cultura anglo-americana.

Il 24 agosto del 1973 si annunciò quello che prometteva di essere il più grande concerto della giovane storia della salsa: la presentazione della Fania AlI Stars nello Yankee Stadium di New York.
Fra l'entusiasmo dei quarantamila presenti le stelle della Fania cominciarono a suonare, ma la musica non durò molto. Il pubblico, nel tentativo di avvicinarsi ai propri idoli, travolse le transenne, servizio d'ordine compreso, ed invase il terreno di gioco. I musicisti a malapena riuscirono a terminare la prima canzone, mentre una voce desolata annunciava la fine del concerto.
Per l'occasione Jerry Masucci era tornato a chiamare León Gast. L'idea era quella di fare un'altra pellicola che avrebbe dovuto superare di molto le ambizioni della prima. Del concerto dello Yankee Stadium si utilizzò solo la presentazione dei musicisti, il resto fu preso in prestito da altre esibizioni della Fania All Stars. La nuova pellicola si chiamò "SALSA", consacrando in questa maniera il termine che aveva generato il movimento, e con essa si pretese di raccontarne in qualche modo la storia.
Nel film questa volta però non si fece nessun riferimento alle tematiche sociali presenti nella salsa, tanto meno al ghetto latino che l'aveva generata. L'intenzione dei produttori era evidente: affinché la salsa potesse farsi realmente milionaria, doveva superare il solo mercato latino, doveva conquistare il pubblico americano per poi spiegare il volo verso il mondo intero. Per ottenere questo scopo, gli impresari dovevano necessariamente cambiare l'immagine della salsa.
Questa fu senza dubbio una delle caratteristiche nella quale si sviluppò il boom che se da una parte incrementerà le vendite, dall'altra allontanerà la salsa dalle sue origini.
Dopo il fallito concerto dello Yankee Stadium, i musicisti della Fania tornarono a riunirsi in uno studio agli inizi del '74 per dare vita all' album "Latin, Soul, Rock". Il disco si proponeva di cavalcare l'entusiasmo suscitato dal chitarrista di origine messicana Carlos Santana con il suo fortunato rock latino.
Per sottolineare le affinità con Santana si invitò Jorge (fratello del celebre Carlos), Si invitarono anche il batterista Billy Cobham, il pianista Jan Hammer, il sassofonista africano Manu Dibango e Mongo Santamaria (famoso percussionista cubano da sempre più legato al jazz che alla salsa.)
Con questa formazione si registrò il disco, che propose però una musica senza una vera personalità che non riuscì a catturare l'attenzione né del pubblico americano, tanto meno di quello latino.
Nel 1971 la Fania All Stars pubblica l'album doppio "Live at Yankee Stadium". Anche se la copertina mostrava una foto del mancato concerto di New York, le registrazioni presenti nel disco erano state in realtà raccolte in vari recital fra cui quello del Coliseo Clemente Roberto di San Juan.
In questa occasione entrò ufficialmente a far parte del gruppo entra anche la mitica cantante cubana Celia Cruz.
Nel 1976 dopo alcune fortunate tournée, l'orchestra pubblicherà quello che sarà considerato il suo ultimo disco di salsa: "Tributo a Tito Rodríguez". Da segnalare la presenza nel disco del cantante panamense Rubén Blades, destinato a diventare da lì a poco una delle stelle più innovatrici del mondo della salsa.
Dopo quel disco la Fania sottoscrisse un contratto con la potentissima etichetta CBS per la distribuzione dei suoi prodotti a livello internazionale. Si decise così di ritornare alla via già tentata con l'album "Latin, Soul, Rock".
Il primo disco prodotto dalla CBS si chiamerà "Delicate and jumpy". Le stelle del gruppo si erano nel frattempo ridotte a: Papo Lucca, piano; Ray Barreto, congas; Roberto Roena, bongo; Nicky Marrero, timbales; Bobby Valentín, basso; Johnny Pacheco, flauto e direzione d'orchestra. Ad essi, nel tentativo di conquistare anche un pubblico diverso, si aggiunse Stevie Winwood un prestigioso polistrumentista inglese della vecchia epopea del rock.
Nel 1978 l'orchestra pubblicò un altro disco battezzato "Spanish fever", sull'onda del travolgente successo del film di John Travolta: "Saturday's night fever". Nonostante la presenza di personaggi come Maynard Ferguson e l'occhio strizzato alla disco music, l'esito del disco non fu però entusiasmante
L’errore di fondo era proprio quello di cercare di entrare a tutti i costi nel mercato americano, un mercato da sempre ostico verso tutte quelle espressioni musicali con una radice autenticamente etnica.

Con la fine del boom della salsa la Fania All Stars chiude definitivamente la sua esperienza dorata, tornando solo sporadicamente sul palco o in sala d’incisione, riunendo di volta in volta le stelle ancora in attività.

La Fania All Stars di fatto si trasformerà in un simbolo: l'orchestra di salsa per antonomasia, un autentico punto di riferimento, capace di imprimere una svolta decisiva nella evoluzione di tutta la musica afro-latino-caraibica.

Enzo Conte


Discografia cosigliata

Live at The Red Garter Vol.1 e 2
Live at The Chettah Vol.1 e 2
Our Latin Thing
Fania All Star at Yankee Stadium vol 1 e 2
Salsa
Tribute a Tito Rodriguez
Live at Africa
Bamboleo